Ecco il Fico d'India!
Ho bene in mente la sensazione di avere una o una serie di spine di fico, praticamente invisibili, conficcate nei polpastrelli. Più che doloroso, è fastidioso: bisogna armarsi di pazienza e magari dell'aiuto di qualcuno, nell'estrarre a una a una le insidiose spine. Francesco, un amico che vive a Filicudi da quarant'anni, mi ha raccontato di quella volta che un gruppo di escursionisti stranieri di mezza età, raccolse e provò a mangiare dei fichi d'india senza spelarli: rabbrividisco al solo pensiero.
Sembra proprio un frutto da cogliere, magari se Adamo avesse preso il fico al posto della mela, ci avrebbe pensato due volte a offrirlo e mangiarlo!
Comunque, gustare, con le dovute precauzioni, un fico d'india appena colto dalla pianta, è una libidine, un esperienza paradisiaca.
La storia ci dice che è una pianta nativa del Messico, considerata sacra, veniva coltivata e usata come merce di scambio già ai tempi degli Aztechi. Arrivò in Europa poco dopo la scoperta dell'America e, trovando un clima ideale, si diffuse nel bacino mediterraneo. In Italia si trova e viene coltivata prevalentemente in Sardegna, Puglia, Calabria, Basilicata e Sicilia.
E' però una pianta infestante che modifica il paesaggio naturale, sostituendo la flora autoctona e in Toscana se ne sono accorti ma ha delle proprietà e benefici notevoli: vitamina A, C, ricca di sali minerali quali potassio, calcio, manganese. Grazie alla fibra presente, trasforma il colesterolo cattivo in colesterolo buono. Anche il fiore viene utilizzato, ha una grande quantità di zuccheri semplici e sostanze antiossidanti.
Potrei tediarvi con gli usi in cucina e in cosmetica, oltre alle proprietà famacologiche ma per il momento, a parte dirvi che oltre ai prelibati frutti che vengono utilizzati per produzioni di marmellate, liquori, gelatine, dolcificanti etc, le Pale, in Italia vengono usate come foraggio e come fertilizzante naturale, volevo condividere il ritrovamento di un frutto speciale.
Tra la fine dell'estate e inizio autunno, alcune piante producono dei frutti di una colorazione differente, tendente al rosa: sono i più tardivi e i più aspri con una profumazione inebriante.
Gnam!