PESACH di Paolo Della Corte

Pesach – un rito antico che si ripete ogni anno

Alla Rassegna Cibum Nostrum dal 5 al 13 maggio a Palazzo Senato sarà esposto un bel reportage di Paolo Della Corte: il noto Fotografo, che ha collaborato per anni col Gambero Rosso realizzando molti libri di cucina, presenterà un lavoro realizzato a Venezia – Ghetto ebraico nell'unico forno ancora oggi aperto solo durante il periodo che precede la Pasqua ebraica.

Provedono per far delle Azime quali chiamano Mazzòd che gli bastino per mangiar quelli otto giorni di Pesah...nel farle impastano farina e acqua ...e subito mettono nel forno a cuocer.”

Leon Modena, una delle personalità più importanti dell'ebraismo italiano e rabbino di Venezia nella metà del XVII secolo, nella sua“Historia de' riti hebraici” primo libro scritto in volgare da un ebreo, per far conoscere anche ai non ebrei la vita e le usanze giudaiche - descrive così le regole previste per i giorni di Pesach, ovvero della Pasqua ebraica. Periodo durante il quale non solo non devono essere consumati cibi fermentati, ma in ogni modo deve essere evitata la possibilità di fermentazione tanto che per produrre le azzime il tempo massimo permesso per realizzare l’impasto di farina e acqua e infornarlo è di 18 minuti.

I precetti sono molto chiari, l’osservazione è rigida e non c’è famiglia, locale pubblico, negozio che nei giorni della Pasqua si permettesse di derogarvi. Azzime e dolci venivano cotti allora in forni dedicati che fra ‘600 e ‘700, stando ai dati catastali, erano almeno quattro: uno alle spalle della Corte Rodriga, uno presso la Corte della Calle Sporca, uno all'angolo della Calle Orto, uno al Canton del Forno e uno in Calle del Forno 1107, l’unico ancora oggi operativo ma solo grazie all’opera di volontari e solo nei giorni di Pesach.

 









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